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Il talento dei Nasini narra le vicende del Santo di Padova

a cura della Redazione

A Francesco e Antonio Nasini, pittori amiatini del XVII secolo, furono affidati i lavori per decorare il soffitto della Cappella dedicata a Sant’Antonio nella Chiesa di San Francesco a Grosseto. Il ciclo pittorico realizzato rappresenta una perla di arte e bellezza

La Chiesa di San Francesco, situata nella piazza omonima, è uno dei principali edifici di culto di Grosseto. Originariamente dedicata a san Fortunato, nel corso del Duecento venne ceduta assieme al chiostro attiguo dai benedettini ai francescani. Fu consacrata come chiesa di San Francesco nel 1621 dal vescovo Francesco Piccolomini. Nel periodo 1832-33 fu utilizzata come infermeria per i lavoratori della bonifica maremmana e dal 1859 al 1865 fu sede della Cattedra episcopale durante i restauri del Duomo.

Il 9 giugno 1903 il vescovo Caldaioli riaprì la chiesa al culto dopo i lavori di restauro iniziati a fine ‘800 e nel 1924 il vescovo Matteoni la affidò ai Frati Minori della Provincia toscana delle Sante Stimmate, tutt’ora presenti. L’11 febbraio 1949 fu eretta a parrocchia. L’edificio è a un’unica navata in stile gotico-francescano con tetto a capanna. All’interno si conservano affreschi databili fra il ’300 e il ’600.

La Cappella di destra è dedicata a Sant’Antonio ed è stata al centro di un recente intervento di restauro e consolidamento. Questa Cappella conserva l’unico ciclo pittorico della Città: è quello realizzato da Francesco e Antonio Nasini, pittori appartenenti a una famiglia di artisti originari di Piancastagnaio (Siena). Racconta, sulle volte e nelle pareti laterali, episodi centrali della vita del Santo di Padova, dottore della Chiesa, uno dei più grandi evangelizzatori del Medioevo.

Di questi dipinti, risalenti al XVII secolo, il vescovo Rodolfo Cetoloni (che ha guidato la diocesi di Grosseto fino al giugno 2021) ha offerto una lettura storico-artistica e spirituale, poi elaborata in un video in due parti che si può facilmente visionare nel canale Youtube della diocesi di Grosseto dal titolo “Un tesoro dentro le mura” ai seguenti link: Prima Parte e Seconda Parte.

«Fui meravigliato anch’io la prima volta che vidi questa Cappella così ricca – commenta il Vescovo emerito – pensando anche al grosso impegno che deve esser stato, nel XVII secolo, per Grosseto, città all’epoca molto piccola, per i frati francescani e per la gente. I pittori Nasini furono pagati, infatti, da una associazione legata al convento di San Francesco alla cui guida c’era una donna. Tanti elementi che mi hanno interrogato, così come mi ha interrogato la scelta di rappresentare alcune scene della vita di Antonio di Padova.

Cosa volevano comunicare i frati alla città nel presentare quest’uomo santo e nello scegliere determinati episodi? Si narra di Antonio che si prende cura dei malati, si parla di usura, di giustizia, di preghiera contemplativa: se i frati, attraverso l’arte, predicavano queste cose, è perché probabilmente ne vedevano la necessità. Mi ha poi colpito che la parete di fondo della cappella veda raffigurata la scena di Antonio che a Rimini predica ai pesci, dopo che la città lo aveva rifiutato: i grossetani, che avevano il mare vicino, venivano richiamati a un ascolto sincero, profondo del Vangelo. Insomma – conclude mons. Cetoloni – tanti elementi che mi hanno indotto, nei mesi duri della pandemia, a mettermi davanti a questo ciclo a osservarlo, a pregarci e a restituire, con semplicità, ciò che la contemplazione mi ha suscitato.

Ne è venuto fuori un lavoro, di cui ringrazio tutti coloro che a titolo volontario si sono prestati per poterlo realizzare, col desiderio che sia un contributo a rimettere nel cuore la curiosità di conoscere sempre di più e sempre meglio i tesori che Grosseto possiede dal punto di vista artistico e che testimoniano una grande sensibilità di chi ci ha preceduti».