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I mattoni della vita

Rosabianca Guglielmi

La prima vitamina (composto organico essenziale alla vita) fu identificata nel 1912, per arrivare in breve alle 13 tuttora conosciute. Negli anni ‘30 si iniziò a riprodurle in laboratorio. L’organismo, pur richiedendone quantità minime, riesce a produrne in misura insufficiente a coprire le sue necessità, per cui la maggior parte delle vitamine dev’essere introdotta attraverso l’alimentazione. Le piante, invece, riescono a produrle autonomamente e per questo gli alimenti di origine vegetale sono la fonte di vitamine più importante per l’uomo.

Vengono classificate in due gruppi: idrosolubili (gruppo B, C) e liposolubili (A, D, E, K) in base alla loro diversa solubilità nell’acqua e nei grassi. Svolgono dei compiti indispensabili: alcune regolano la produzione di energia o di ormoni, altre intervengono nella crescita di ossa, denti, capelli, altre nel funzionamento del sistema nervoso e degli occhi. La carenza di vitamine, in un contesto di malnutrizione, può portare a conseguenze anche gravi, fino all’insorgenza di malattie fra cui lo scorbuto (carenza di vitamina C), il Beri Beri (carenza di vitamina B1), la pellagra (carenza di vitamina B3 o PP) e l’anemia perniciosa (carenza di vitamina B12).

Benché spesso la causa di queste carenze sia una dieta squilibrata, va precisato che possono essere dovute ad alcune patologie o all’assunzione di alcuni farmaci. In questi casi potrebbe essere utile assumere degli integratori alimentari mono o multivitaminici, comunque solo se effettivamente necessari e su consiglio medico, a maggior ragione se si soffre di disturbi o malattie, se si stanno assumendo farmaci e/o se ci si trova in condizioni “particolari” (ad es. gravidanza o allattamento al seno). In simili situazioni, infatti, l’uso degli integratori di vitamine potrebbe risultare controindicato o potrebbe richiedere particolare cautela.