Anno 134 - Maggio 2022Scopri di più

Aderisci all'Associazione

Figli e genitori: la giusta distanza

mons. Giampaolo Dianin, vescovo

Continuiamo il nostro percorso sui primi anni di vita di una giovane coppia all’indomani delle nozze. Un tempo delicato e prezioso dove si costruiscono i muri portanti della vita coniugale. Il fidanzamento è stato il tempo delle fondamenta, ma inevitabilmente la vita insieme è stata pensata, immaginata, sognata ma non ha ancora l’avvallo e la conferma che può venire solo dalla vita reale, da quella quotidianità che permette di calibrare meglio le sfide, lo stile, le priorità.

Abbiamo parlato dell’impatto con la vita reale e con quella ferialità che è stata tanto desiderata, ma che ora chiede di lavorare sui particolari, sulle sfumature che spesso sono occasione di piccole fatiche, incomprensioni e tensioni che vanno subito affrontate. La vita non è colorata di bianco e nero, di salute o di malattia, ci sono anche quei piccoli ma fastidiosi mal di testa che non sono una malattia ma che pesano quando si sta insieme fianco a fianco.

Non c’è solo la quotidianità con le sue scoperte, le sue albe e i suoi tramonti che scaldano il cuore e con le inevitabili piccole o grandi fatiche, ci sono altri “compiti evolutivi”, cioè sfide che prima o poi bussano alla porta e che bisogna affrontare non più teoricamente, ma nella concretezza che ha a che fare con le persone, il carattere, le personalità di ciascuno. Uno di questi compiti evolutivi è una corretta gestione delle relazioni con le rispettive famiglie d’origine, tema sempre caldo e a volte anche bollente per una buona partenza della vita coniugale.

Una questione che si può guardare da due punti di vista: quello dei genitori e quello della giovane coppia. Il matrimonio dei figli chiede anche ai genitori dei cambiamenti importanti che, se non vengono elaborati, contribuiscono a creare tensioni soprattutto quando i genitori vivono la «sindrome del nido vuoto», cioè quando non hanno accolto con serenità la partenza dei figli e sentono forte il peso di questo strappo.

In questo nostro tempo l’investimento sui figli è tanto grande e spesso la coppia genitoriale mette in secondo piano la relazione sponsale per investire tutto sui compiti genitoriali. Così quando i figli (o molto spesso l’unico figlio) escono di casa non solo si sperimenta il vuoto causato da questa partenza, ma si deve fare i conti con una vita di coppia da ricostruire perché tutto è stato investito sui figli.

Non smetteremo mai di ricordare il primato della sponsalità sulla genitorialità. Si può essere buoni genitori solo se viene custodita e curata la vita di coppia. Cosa può succedere quando i figli sono diventati la ragione prima del matrimonio? In questi casi, e non sono pochi, nascono quelle intromissioni nella vita dei figli con piccoli ricatti di tipo affettivo e con attese eccessive e fuori luogo. Ci sono espressioni che evidenziano questo: «Non vieni mai a trovarmi»; «Ti sei dimenticato di noi».

La buona intenzione di aiutare e sostenere la giovane coppia spesso nasconde la ricerca di sentirsi ancora genitori e di non abbandonare quel ruolo che è diventato prioritario e che dà senso alla vita di papà e mamma. I genitori con la partenza di un figlio sono chiamati a reimpostare la loro vita ritrovando la gioia di essere marito e moglie. Per la giovane coppia tutto è nuovo, ma anche per i genitori c’è qualcosa di inedito che va affrontato con pazienza mettendo in conto anche quella inevitabile sofferenza legata al distacco.

La questione va guardata anche dalla prospettiva della giovane coppia chiamata, come ricorda la Scrittura, a lasciare il padre e la madre. Per lasciare non basta cambiare indirizzo e residenza, è il cuore che deve operare un nuovo taglio del cordone ombelicale, necessario alla vita e alla crescita della nuova coppia. Si tratta per i giovani sposi di lasciare il modello di vita matrimoniale che hanno condiviso per tanti anni nella casa dei genitori, lasciare uno stile, un modo di gestire la casa, un modello di uomo e di donna rappresentato dal maschio-padre e dalla femmina-madre. Lasciare non significa abbandonare né rifiutare, ma dire con fermezza a se stessi: «Noi siamo noi».

È importantissima la dote, soprattutto spirituale, che ciascuno porta nella nuova vita di coppia, ma noi siamo noi, diversi, distinti, chiamati a scrivere una pagina nuova e inedita. I giovani sposi potrebbero non aver lasciato il padre e la madre e, di fronte alle fatiche della nuova vita matrimoniale, avere nostalgia di quando, per esempio, tornando a casa, trovavano sempre qualcuno che li accudiva e la cena pronta.

La nuova vita potrebbe non essersi lasciata alle spalle quella precedente con le sue abitudini e comodità. Non è una questione facile da gestire perché il desiderio di autonomia delle giovani coppie fa i conti oggi col bisogno di aiuto soprattutto nella cura dei figli quando entrambi gli sposi lavorano. È importante stabilire una “giusta distanza”, difendersi da eventuali ricatti affettivi, cercare di evitare forme di dipendenza anche per cose molto semplici come il cibo, la biancheria, le pulizie.

Il tutto fa i conti con la storia di ciascuno dei due giovani sposi: uno può essere molto legato alla propria famiglia, un altro molto libero e indipendente. Un campanello d’allarme possono essere i conflitti che la giovane coppia si dovesse trovare ad affrontare a motivo dei rispettivi genitori. È una spia che dice con molta chiarezza che questo aspetto va affrontato da entrambi, insieme.