Anno 137 - Maggio 2025Scopri di più
Da Nazaret... a casa nostra
mons. Giampaolo Dianin, vescovo

Il mese di maggio è abitato dalla figura di Maria che, nelle nostre parrocchie, onoriamo con la preghiera del rosario. Maria è donna, sposa e madre e anche per questo san Giovanni Paolo II ha aggiunto alle litanie mariane l’invocazione a lei come regina della famiglia. Scriveva santa Teresina: «Non bisognerebbe raccontare di Maria cose inverosimili o che non si conoscono, […] Perché un sermone sulla santa vergine mi piaccia e mi faccia del bene bisogna che io veda la sua vita reale, non la sua vita come la si suppone. La si mostra inavvicinabile, occorrerebbe mostrarla imitabile, fare risaltare le sue virtù, dire che viveva di fede come noi» (Ultimi colloqui, Piemme, 1997, 183-184).
Maria è una giovane donna che da una vita semplice e nascosta nel suo villaggio viene catapultata dentro la storia della salvezza. Dio non le ha risparmiato nulla: ha vissuto i nove mesi della gravidanza e tutto quello che ogni uomo e donna sente, vive e soffre su questa terra. Le tappe della sua vita possono accompagnare e sostenere il cammino di ogni coppia di sposi in questo mese di maggio a partire da quell’eccomi col quale abbraccia la chiamata del Signore a essere sposa di Giuseppe e madre di Gesù. L’eccomi di Maria è anche l’eccomi di ogni vocazione, compresa quella di due sposi nel giorno delle nozze. L’eccomi di Maria apre a una nuova esistenza; da quel momento tutta la vita di Maria, come quella degli sposi, è conseguenza di quel sì. Una sequenza di eventi a catena che chiederanno a lei di ripetere cento e mille volte quel sì.
L’incontro con la cugina Elisabetta ci mostra due donne abitate da figli particolari. Sanno entrambe che la vita è dono, che non appartiene a loro, ma che quei figli sono di Dio, e loro umili strumenti nelle mani di Dio. Ricordo alcune belle battute dell’allora Patriarca di Venezia Luciani che ricordando i tanti santuari mariani presenti in Veneto diceva: «Mi piacerebbe che ci fosse anche il santuario della Madonna dei piatti, delle scodelle, dei pannolini, delle scope…». Credo che santa Teresina pensasse proprio a questo oltre al grande tema della fede di Maria. Più volte incontriamo Maria che guarda il figlio e la sua vita e «conserva tutte queste cose meditandole nel suo cuore». La spiritualità di Maria è quella dello “Shemà”, cioè dell’“ascolto” obbediente del Dio unico, perché parli quando e come vorrà alla sua serva e compia in Lei le sue opere. È anche la condizione di due sposi di fronte al mistero dei loro figli. Conservare nel cuore è anche un verbo della fede, perché non sempre tutto è chiaro e spesso bisogna accettare di non capire.
L’incontro tra Maria e Simeone è l’incontro tra l’umanità della speranza (il giusto Simeone) e la speranza dell’umanità (Gesù). Gioia e dolore attraversano questo incontro: la gioia è legata alle parole salvezza, luce delle genti, gloria di Israele che usa Simeone; il dolore ha i tratti di una spada che trafiggerà il cuore della madre. La storia di ogni famiglia è anche dramma e martirio quando le cose non vanno come si sognava, quando i progetti vanno riformulati in contesti non previsti. Tra l’inizio di Nazaret e la Pasqua c’è la quotidianità di Maria e la quotidianità di ogni famiglia: dallo smarrimento di fronte ai figli, come quando Gesù si perde e viene ritrovato, fino alla cura discreta del figlio senza invadere la sua vita e le sue scelte, cercando un legame nuovo e mai scontato. Maria sposa, madre, discepola sono le caratteristiche di ogni famiglia cristiana nonostante la grande differenza tra questa famiglia speciale e le nostre famiglie.