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Rivista sant antonio Ottobre 2023
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Da cristiani di fronte all’ingiustizia

suor Marzia Ceschia

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Rosario Livatino e don Pino Puglisi sono stati uccisi a pochi anni di distanza, rispettivamente nel 1990 e nel 1993. Questi due testimoni, che possono essere considerati martiri della giustizia, ci ricordano la responsabilità di educare fin dall’infanzia all’amore per la libertà che nasce dalla giustizia, dalla coraggiosa ricerca del bene. Rosario lo ha fatto come magistrato e come giudice giovanissimo; don Pino Puglisi come parroco che con determinazione si è impegnato a inculcare nei giovani valori alternativi a quelli degli ambienti malavitosi con cui facilmente sarebbero entrati in contatto.

Primo magistrato della storia a essere stato elevato all’onore degli altari, rosario Livatino, beatificato il 9 maggio 2021 da papa Francesco che ne ha fissata la memoria liturgica il 29 ottobre, nasce a Canicattì (AG) il 3 ottobre 1952. Fin da giovane è con passione impegnato tra le fila dell’Azione Cattolica. Terminati gli studi liceali, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e si laurea a Palermo nel 1975, con il massimo dei voti, intraprendendo un curriculum sorprendente per velocità.

Consegue successivamente anche una laurea in scienze politiche e nel 1978 è tra i primi in un concorso per la magistratura. Molto giovane, nel 1979, entra nella Procura di Agrigento come Sostituto Procuratore della Repubblica, dimostrando doti professionali e di equilibrio umano nel seguire casi molto delicati in cui sono implicate le mafie della zona. Il 24 marzo 1981 è nominato magistrato. Il 21 agosto 1989 è giudice del tribunale di Agrigento in frangenti molto complessi. In quel periodo, infatti, assesta un duro colpo alla “Stidda”, associazione mafiosa locale che si opponeva a “Cosa Nostra”. Il 21 settembre 1990 la sua auto è speronata lungo la statale che da Canicattì conduce ad Agrigento.

Viene assassinato con un colpo di fucile involto. Tra i primi ad accorrere sul posto è Paolo Borsellino. Uno dei killer, Domenico Pace, riferì al pentito Gioacchino Schembri le ultime parole pronunciate dal giovane giudice: «Picciotti, che cosa vi ho fatto?». Animato da una fede profonda e da una concezione cristiana del suo servizio, che accompagnava con la quotidiana preghiera, affermava: «Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata».

Giuseppe Puglisi nasce il 15 settembre 1937 a Palermo, nel quartiere popolare del Brancaccio, zona controllata dai fratelli Gaviano, affiliati al boss Bagarella. A 16 anni Pino entra in seminario ed è ordinato sacerdote nel 1960. Nel 1978 inizia il suo ministero di parroco a Godano, dove da tempo era in atto una faida tra famiglie mafiose per la supremazia sul territorio. Don Pino svolge in questo ambiente una costante opera di riconciliazione. È animato soprattutto da una grande passione per i giovani: è incaricato per il seminario minore, è direttore del Centro diocesano vocazioni, insegna matematica e religione in diversi istituti scolastici di Palermo.

Nel 1990 è inviato come parroco di San Gaetano al Brancaccio. Qui si spende specialmente per creare spazi alternativi che favoriscano i ragazzi e i giovani nel prendere le distanze da pratiche violente e illegali, educandoli alla fratellanza, al rispetto della legalità, disturbando in questo modo i piani dei boss locali. Il 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, è ucciso con diversi colpi di pistola alla nuca, davanti al portone di casa. Gli esecutori dell’omicidio sono stati condannati all’ergastolo dalla Corte di Assise di Palermo nel 1999. Don Pino ha ricevuto la Medaglia d’oro al Valore civile.

Beatificato il 25 maggio 2013, di lui papa Francesco ha detto: «Quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria col sorriso, con quel sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore, il quale disse: “c’era una specie di luce in quel sorriso”. [...] Non si può seguire Gesù con le idee, bisogna darsi da fare. “Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto”, ripeteva don Pino». La sua memoria liturgica è fissata al 21 ottobre.