Anno 135 - Febbraio 2023

Come un agnello

Chiara Bertoglio

Iniziamo ad addentrarci nella lettura e nell’ascolto della Passione secondo Matteo di Bach. I primi brani su testo libero (Cori e arie) hanno una caratteristica singolare, ossia un’impronta “femminile”. Nel primo, magnifico Coro, che è un dialogo fra tre compagini corali, il testo invita le “figlie” (di Sion?) a piangere lo Sposo che verrà loro tolto. Il “Coro I” (primo ensemble vocale) trascina la contemplazione; il “Coro II” interagisce con delle pressanti domande: “Vedete...”, propone il Coro I; “Chi?” chiede il Coro II; “Lo Sposo”; “Guardatelo…” “Come?” “Come un Agnello”.

E alla menzione dell’Agnello, epiteto cristologico per eccellenza, interviene il Coro III, che oggi è normale assegnare a un ensemble di voci bianche (fanciulli), che intonano un corale luterano dedicato alla contemplazione dell’Agnello di Dio, innocente. La maestria di Bach, oltre che nel creare un grande e possente affresco che non manca di emozionare profondamente, sta anche nel gestire queste masse di suono e nel costruire la composizione a partire dalla melodia (preesistente, e liturgica) del corale O Lamm Gottes proposto dal Coro III.

Nella selezione che proponiamo fra i brani successivi (omettendo la discussione dei recitativi in cui l’Evangelista narra il testo evangelico e dei Corali in cui la comunità commenta liturgicamente gli avvenimenti) tutte le Arie che troviamo all’inizio della Passione sono affidate a voci dal timbro femminile. Queste parti erano cantate da fanciulli o da sopranisti uomini all’epoca di Bach, in quanto le donne non potevano cantare in chiesa; tuttavia, il timbro e l’altezza delle voci del contralto e del soprano invariabilmente evocano la sfera femminile. La prima aria, Buss’ und Reu, pone in scena il pentimento e il gesto di omaggio della donna che lava i piedi di Gesù con le proprie lacrime.

La partecipazione degli strumenti “concertanti” (cioè co-protagonisti, insieme con la voce solista) evoca le gocce delle lacrime e del profumo sparsi per Cristo, mentre l’ampio uso delle “appoggiature” (gesti musicali caratterizzati da una nota accentata e una, adiacente, più lieve) è un potente e comunissimo simbolo del “sospiro”, del dolore. Nella sezione centrale dell’Aria, in particolare, i flauti sembrano intrecciare disegni di gocce cadenti, in modo estremamente suggestivo.

L’aria successiva, invece, è affidata al soprano, che commenta il tradimento di Giuda che, nel Vangelo, comincia a delinearsi. Le sezioni esterne dell’Aria rappresentano il dolore (di Cristo e dell’ascoltatore che simpatizza con Lui) per il gesto che stanno osservando compiersi sotto i loro occhi; anche qui, il gesto musicale dell’appoggiatura/sospiro è utilizzato in modo copioso. Nella sezione centrale dell’Aria (che, come la maggior parte di quelle della Passione, è in forma ABA, cioè con la ripresa della sezione iniziale alla fine) Giuda è paragonato alla “serpe in seno”, a un serpente cresciuto vicinissimo a Gesù; la musica, corrispondentemente, si fa sinuosa a suggerire lo strisciare dell’aspide.

Ma è il compianto la tonalità dominante di questo brano in cui dolcezza e mestizia si collegano indissolubilmente.

Archivio giornaleLeggi tutto