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Catechismo ieri e oggi

a cura della Redazione

Qualche mese fa un lettore vi ha scritto riguardo al diverso metodo d’insegnamento del catechismo al giorno d’oggi rispetto a quello di Pio X. Nella risposta affermate l’importanza di introdurre queste nuove modalità perché i bambini di oggi sono molto diversi da come erano i nostri nonni.

Io sono una ragazza di 26 anni e ho provato – prima da ragazzina e poi da catechista – questi nuovi metodi e non sono così convinta. Ricordo che il periodo del catechismo da ragazzina era una vera noia perché non si raccontava mai la storia di Gesù o dei santi; era sempre un parlare in generale sull’amore e sull’amicizia, a volte accennando a qualche parabola, e uscivo senza che poi mi rimanesse nulla dentro.

Sono cresciuta in una famiglia che mi ha insegnato molto nella fede e mi sono resa disponibile per alcuni anni come catechista perché volevo incitare i ragazzini ad amare Gesù raccontando la storia dei santi di cui portano il nome, insegnando loro a memoria i comandamenti, i sacramenti, creando dei giochi a quiz, e loro erano molto coinvolti. Poi ho preferito abbandonare perché il parroco insisteva che mi attenessi ai nuovi testi col risultato che i bambini si annoiano e non imparano a memoria neppure una Salve Regina, men che meno i comandamenti. Dunque non era effettivamente più pratico il catechismo di san Pio X?

M.Z. (Verona)

La ringrazio innanzitutto della sua testimonianza di fede e di amore. Penso che valga sempre la regola che non bisogna contrapporre, ma integrare. Questo vale anche per i metodi educativi e, nel caso, per quelli catechistici. La sapienza sta nel saper trarre dal tesoro della tradizione della Chiesa cose nuove e cose antiche... come lo scriba sapiente. La cosa importante è trasmettere ai bambini la fede di sempre senza dimenticare che il linguaggio della fede cambia con le persone cui deve essere comunicata. Si può usare un metodo più induttivo o deduttivo anche a seconda della sensibilità della catechista o dei bambini del catechismo, ma ciò che non va dimenticato è che bisogna trasmettere una immagine di Dio affidabile, che crea fiducia e non paura. Insegnare a distinguere il bene dal male, nella nostra sensibilità contemporanea significa anche aiutare a discernere il meglio nella complessità delle situazioni della vita ove le sfumature sono sempre più profonde e importanti. In ogni modo penso che abbiamo una grande sfida davanti a noi e non ci sono ricette infallibili. Non è certo un caso che in questi giorni il Sinodo dei Vescovi si stia occupando anche di questo.