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Betlemme può essere vicina

a cura della Redazione

Tra i cinque precetti che i musulmani annoverano per vivere appieno la loro fede c’è anche il pellegrinaggio alla Mecca nel luogo dove è nato Maometto. Perché per i cristiani non esiste una prescrizione simile o almeno perché non si consiglia caldamente un pellegrinaggio nei luoghi dove Gesù è nato, ha vissuto e portato a termine la sua missione? Dalla mia personale esperienza posso dire che dopo il viaggio in Terrasanta fatto qualche anno fa, ho letto il Vangelo con tutt’altri occhi.

R.V. (Pesaro)

Sì, il pellegrinaggio è uno dei cinque pilastri della tradizione islamica e la Mecca è la città dove non solo Maometto è nato (il 22 aprile 571 d.C.), ma dove egli ha cominciato il suo cammino di fede e di predicazione trasformando il luogo dove venivano conservati i vari idoli delle tribù, i cui membri vi transitavano regolarmente a motivo del commercio, nella località più importante per quanti servono Dio nell’Islam. Per i cristiani non esiste un precetto di pellegrinaggio, nondimeno da sempre ci sono stati pellegrinaggi e non solo nel territorio dove il Signore è nato, morto e risorto, ma anche in altri santuari e luoghi significativi della tradizione. Tuttavia, come già ricordava san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), ciò che è utile a uno per il proprio percorso di fede e il proprio impegno di testimonianza non è necessariamente buono per un altro. Il pellegrinaggio in Terra Santa aiuta certamente a comprendere meglio le Scritture, ma ci sono persone che non sono mai state in terra di Israele e hanno commentato e vissuto il messaggio del Vangelo in modo magnifico. Si può dunque dire che se condividiamo con i fratelli dell’Islam la pratica del pellegrinaggio – si pensi ad esempio a quello di Santiago di Compostela (Spagna) – come cristiani non ne facciamo un obbligo per rispettare le diverse sensibilità e i diversi cammini personali di fede, di devozione e di carità.