Anno 131 - Aprile 2019Scopri di più

Aderisci all'Associazione

«Anima mia, riposati!»

Don Carlo Broccardo

Le cose di questo mondo sono fatte così: se ti ci attacchi, non bastano mai. Com’è capitato a quel tale che un anno si era trovato ad avere un raccolto eccezionalmente abbondante!

Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

Poi disse loro una parabola:

«La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Luca 12,13-21

«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia», dice Gesù, «perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». È un’affermazione abbastanza chiara, mi sembra, quella di Gesù! Un giorno, mentre stava camminando, un tale dalla folla gli chiede di fare da mediatore per una questione di eredità. Gesù dice di no, che non lo farà. E poi aggiunge un ammonimento: state attenti a non attaccarvi ai soldi. Notiamo la parola «cupidigia»; in greco c’è un sostantivo che dice l’atteggiamento di chi non ha mai abbastanza, di chi vuole sempre di più.

Le cose di questo mondo sono fatte così: se ti ci attacchi, non bastano mai. Com’è capitato a quel tale che un anno si era trovato ad avere un raccolto eccezionalmente abbondante. Nella Palestina antica non c’erano tutte le tecniche agrarie che abbiamo noi oggi in occidente, per cui molto dipendeva da come andava il meteo (e il tempo, si sa, fa quello che vuole...): poteva capitare l’anno con poche piogge, e allora andavi in perdita; o poteva capitare quello con precipitazioni abbondanti, e allora producevi di più e mettevi da parte nell’eventualità che l’anno seguente non fosse altrettanto produttivo.

Bene. Tenendo conto di questa situazione, il nostro uomo ha fatto un ragionamento apparentemente giusto: non ha sperperato i suoi beni, ma ha pensato al futuro, ha deciso di allargare i suoi magazzini per mettere da parte il raccolto abbondante. Eppure Gesù non lo definisce saggio, ma stolto! Cosa c’è di sbagliato nel suo comportamento? Verrebbe quasi da compatirlo, quel poveretto: proprio l’anno in cui ha fatto il salto di qualità, è sopraggiunta la morte! Non ha neanche fatto in tempo a godersi i suoi soldi. Perché sarebbe stato stolto? Cos’ha fatto di sbagliato? La risposta viene dall’ultima frase di Gesù: «Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio»; il ricco è stato stolto perché non si è arricchito presso Dio. E cioè? Che cosa vuol dire «arricchirsi presso Dio»?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo leggere i versetti che seguono la parabola; Gesù, dopo aver raccontato la parabola a tutta la folla, si è rivolto ai suoi discepoli e ha detto loro due cose. Anzitutto non dovete essere in ansia per il cibo o il vestito, non dovete perdere la serenità per le cose pur importanti della vita. Perché c’è Dio che si prende cura di noi: basta guardare gli uccelli del cielo o i campi in fiore per esserne certi, Dio è uno che si prende cura delle sue creature – volete forse che non sia così premuroso anche con noi? E poi, in secondo luogo, vi dico: «Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma» (Lc 12,33).

Ecco come si fa ad arricchirsi presso Dio (ad avere «un tesoro sicuro nei cieli»): basta essere generosi con i propri beni, condividerli, darli in elemosina. Al ricco della parabola manca completamente questa dimensione: ha fatto bene i suoi conti, ma non ha neanche per un momento pensato agli altri. La sua immensa fortuna era solo per sé. E così si è trovato con un tesoro enorme (ma inutile) in terra e a mani vuote nei cieli.

Abbiamo iniziato guardando al significato della parola «cupidigia»; concludiamo notando l’aggettivo che la accompagna: «Tenetevi lontano da ogni cupidigia». La parabola non è solo per i ricchi, ma per tutti. Ciò che fa la differenza non è avere tanto o poco, ma pensare solo a se stessi o anche agli altri. L’antidoto contro ogni cupidigia è la generosità.