Scuola: card. Zuppi agli studenti del liceo Virgilio di Roma, “la spiritualità è quello che ci rende liberi”

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“Come dialogare con la Chiesa? Ci sono alcune interlocuzioni istituzionali, come l’insegnamento della religione cattolica nella scuola e poi le nostre esperienze. Cioè, se incontro un malcapitato che viene da Bologna, ex alunno del Virgilio, è un incontro che permette di interloquire. Penso che la Chiesa come tutto è fatta di persone. Non parli con l’istituzione ma è fatta delle storie di ciascuno. Dovremmo moltiplicare le occasioni di incontro”. Sono queste le parole del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, rispondendo alla domanda di Gioele durante l’incontro “I giovani e la sfida educativa”, con gli studenti del liceo Virgilio di Roma, dove lui stesso ha studiato diplomandosi 50 anni fa.

Un appuntamento organizzato dalla dirigente scolastica, Isabella Palagi, per porre ulteriore attenzione all’ascolto dei giovani, che cercano negli adulti un esempio per la loro crescita. Il card. Zuppi ha ricordato ai presenti il suo incontro con il mondo della Comunità di Sant’Egidio, che lo ha portato a conoscere le periferie di Roma, facendogli incontrare realtà diverse che sono state poi illuminanti per la sua vita. “La dimensione spirituale è davvero importante per capire la nostra vita”, ha aggiunto il porporato, portando come esempio l’educazione nell’uso dell’Ia-intelligenza artificiale, per la quale la differenza tra usarla ed essere usati è proprio la spiritualità, “se andiamo dentro di noi, troviamo qualcosa di molto profondo che ci unisce, aldilà della propria fede.

La spiritualità è quello che ci rende liberi”. Il presidente della Cei ha posto l’accento anche sull’importanza dell’identità e del dialogo, l’una indispensabile per l’altra in una persona che altrimenti potrebbe ritenersi pericolosa pensando di essere realizzata per se stessa, dato che serve capire quanto tutti siamo in relazione gli uni con gli altri. Nel suo racconto ha ripercorso gli anni della sua gioventù nel liceo romano, in un periodo caldo per la scuola, quello del 1968, di contestazione e cambiamento, ma anche di “botte” e violenza, che sarebbe un seme purtroppo rimasto pericolosissimo.

 

Marco Calvarese
Agensir - Foto: Sir/Marco Calvarese