No a “cultura dell’odio”. Sì al dialogo

Tre giorni intensi (31 maggio - 2 giugno) sono stati quelli vissuti dai cattolici della Romania con la presenza di Papa Francesco in varie zone dal Paese. Da Bucarest a Sumuleu Ciuc, da Iasi a Blaj, il Papa ha visitato le differenti comunità cattoliche, ha pregato con loro, ha anche incontrato il Patriarca ortodosso Daniel, il Sinodo permanente e nella nuova cattedrale ortodossa c’è stata la Preghiera del Padre Nostro. Momenti indimenticabili per un Paese che per la seconda volta riceve la visita di un Pontefice.

Riportiamo le ultime parole del Papa nell'incontro avuto con i giovani e le famiglie a Iasi.

«Il maligno divide, disperde, separa e crea discordia, semina diffidenza. Vuole che viviamo distaccati dagli altri e da noi stessi. Lo Spirito, al contrario, ci ricorda che non siamo esseri anonimi, astratti, esseri senza volto, senza storia, senza identità. Non siamo esseri vuoti né superficiali». Incontrando le famiglie e i giovani, il Papa ha spiegato con queste parole che “esiste una rete spirituale molto forte che ci unisce, ci ‘connette’ e ci sostiene e che è più forte di ogni altro tipo di connessione. Sono le radici: sapere che apparteniamo gli uni agli altri, che la vita di ciascuno è ancorata alla vita degli altri”. “Tutti fioriamo quando ci sentiamo amati”, ha garantito Francesco: “Perché l’amore mette radici e ci invita a metterle nella vita degli altri”. “Che tutti i romeni siano fraterni come le stelle della notte”, ha detto il Papa a braccio parafrasando il poeta nazionale romeno, Mihai Eminescu. “Noi apparteniamo gli uni agli altri e la felicità personale passa dal rendere felici gli altri. Tutto il resto sono favole”, il monito del Santo Padre: “Per camminare insieme lì dove sei, non ti dimenticare di quanto hai imparato in famiglia. Non dimenticare le tue radici”. “Quando le persone non ameranno più, sarà davvero la fine del mondo”, ha detto il Papa citando un santo eremita romeno: “Perché senza amore e senza Dio nessun uomo può vivere sulla terra! La vita inizia a spegnersi e a marcire, il nostro cuore smette di battere e inaridisce, gli anziani non sogneranno e i giovani non profetizzeranno”. “Il peggio viene quando non ci saranno sentieri ‘dal vicino al vicino’, quando vediamo più trincee che strade”, il grido d’allarme di Francesco.

(fonte: Agensir)