Lascito solidale: la scelta di guardare oltre

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Secondo l’indagine sugli “Orientamenti degli Italiani verso le Donazioni” realizzata da Walden Lab per il Comitato Testamento Solidale tra l’ultima settimana di giugno e la prima settimana di luglio 2022, su un campione di 1006 persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni, quasi 8 italiani su 10, tra gli over 50, sanno oggi cosa sia un lascito solidale (79%): erano il 73% nel 2021 e il 72% nel 2020. Il testamento solidale quindi non è più un mistero fra gli italiani. Forse la Giornata internazionale del lascito, che si celebra il 13 settembre, ha aiutato a far conoscere questo strumento di solidarietà, tanto che nel 2022 sale al 26% la percentuale di quanti hanno fatto un testamento solidale o sono propensi a farlo (ricordiamo che erano il 22% nel 2021).

A essere un po’ confuse invece sono le idee su chi potrebbe fare un lascito solidale: l’opinione comune infatti ritiene che sia appannaggio esclusivo di chi non ha eredi, chi è ricco o chi è più sensibile alle cause umanitarie. In realtà il lascito solidale è un gesto alla portata di tutti, a prescindere dal patrimonio e dallo stato civile. Il testamento solidale non lede in alcun modo i diritti degli eredi, può diventare un gesto concreto per lasciare una traccia ed è una scelta di fiducia verso l’organizzazione destinataria, i suoi progetti e attività. Tra l’altro una adeguata pianificazione del futuro del proprio patrimonio, nel rispetto della legge, semplifica la vita agli eredi.

Probabilmente il racconto di chi ha già fatto questa scelta può aiutare a dipanare gli ultimi dubbi: «Per prima cosa – affermano Susanna e Diego – la decisione deve essere presa in famiglia, tutti insieme. Non deve essere una sorpresa trovata nel testamento, ma una scelta condivisa. Bisogna parlarne, confrontarsi e se necessario andare anche da un notaio per avere chiara la situazione». Così hanno fatto Susanna e Diego, una coppia sessantenne di Bergamo, lei impiegata in una piccola ditta, lui giardiniere, tre figli di 28, 30 e 34 anni. Hanno anche due nipoti. I genitori di Susanna sono devoti a sant’Antonio, così come i suoi nonni, e lei ha ereditato questo legame con l’Associazione Universale di Sant’Antonio. «Ho voluto continuare questo legame – dice Susanna – e con mio marito abbiamo pensato di lasciare un segno anche per il futuro: siamo stati in uno studio notarile e abbiamo deciso di indirizzare una donazione all’Associazione Universale di Sant’Antonio.

I miei nonni, così come i miei genitori, mi hanno sempre insegnato ad aiutare chi è in difficoltà, chi vive un momento di fatica. Ai nostri figli cerchiamo di trasmettere i valori della carità, della solidarietà. Speriamo nel nostro piccolo di contribuire a dare un futuro migliore a un’altra famiglia». Nella testimonianza di Susanna e Diego si riassumono i tre termini principali che caratterizzano il lascito testamentario (o solidale): gratitudine, fiducia, importanza. Gratitudine che la persona nutre verso l’ente beneficiario, fiducia che ripone nel personale e in chi amministra l’ente, importanza della causa cui la persona decide di lasciare beni o denaro dopo la sua morte.

Nel loro caso si sono rivolti a un notaio per redigere un testamento pubblico alla presenza di testimoni, ma si può scegliere di scriverlo di proprio pugno (testamento olografo) o consegnarlo in deposito al notaio in busta chiusa (testamento segreto). Ognuno di questi testamenti produce effetto solo al momento dell’apertura della successione e ha lo stesso valore. Inoltre può essere modificato, annullato o sostituito in qualsiasi momento. Una piccola somma di denaro, un bene mobile o immobile, una Polizza sulla vita possono garantire l’attività futura dell’Associazione.

La Redazione