La sorpresa di Natale

Stiamo vivendo un periodo carico di sofferenze, ingiustizie e paure. Una fiammella di luce e di speranza l’abbiamo trovato nella lettera di un nostro aderente, Gino Bitonti, di North Bay, ON-Canada, giuntaci in redazione. Desideriamo condividerla con tutti voi, come una grande famiglia, perchè ci riporta al senso del Natale, ci fa rivivere, tramite i ricordi e il racconto il desiderio di serenità e la gioia che appartiene a questo periodo dell’anno.

Ecco le parole di Gino Bitonti:

Mai come adesso il mondo intero è invaso da tanto timore, tanta incertezza e tanta paura, ma ci avviciniamo al Natale, alla festa più attesa dell’anno. In dicembre si respira un qualcosa di diverso: è la misericordia di Dio che fa risplendere la luce sul suo popolo e attesta che Dio non ci può abbandonare mai.
Il mese di dicembre ci fa ricordare anche tante altre cose che sono sempre nel nostro cuore. A questo proposito vorrei condividere un caro ricordo. Tutto comincia una sera di dicembre quando, al termine di una gioiosa cena, cinque fratelli di una certa età iniziano a rimembrare il loro Natale da ragazzi in Italia: il focolare, le caldarroste, il santo rosario, le canzoni natalizie fatte in coro, il poco che si aveva, ma che sembrava molto.... Avevano lasciato la loro terra, dove ancora risiedevano i genitori, tra gli anni ’50-’60 e non erano mai più tornati.

In un attimo decidono di fare una grande sorpresa ai genitori e due giorni dopo sono già in aereo. Le otto ore di volo sembrano otto mesi. È l’alba quando uno dei fratelli individua una piccola striscia di terra e grida: «Quaggiù è l’Italia». A questa parola tutti si ritrovano con le lacrime agli occhi. Giunti a Roma li aspettava il fratello minore, l’unico rimasto in patria. Si può immaginare quante lacrime e quanti baci e abbracci. Poi via tutti in treno verso la Calabria. Dopo 3 ore, quasi al tramonto, costeggiano Napoli: osservano il Golfo da dove anni prima erano salpati via nave! Quanto dolore e tristezza da rivivere. A tarda sera arrivano a Cosenza. Prendono due taxi e via verso la casa dei genitori situata in un borgo ai piedi dell’altipiano della Sila; le strade e i paesi di notte sembrano tutti rimpiccioliti.

I fratelli bussano alla porta di casa. Si accende una luce e sentono il rumore dei passi: «Chi siete a quest’ora?». «Mamma, papà! Non abbiate paura. Siamo i vostri figli!». La porta si spalanca così come le braccia. «Benedetti i figli miei» gridano mamma e papà e non finiscono più di ringraziare il Signore e la Madonna. Il papà subito accende il focolare e tutti si siedono attorno: sembrano essere tornati tutti bambini. Erano sei fratelli: Giovanni, Antonio, Gabriele, Gerardo, Rema... e io, Gino.

 

Buon Natale di serenità e speranza a tutti voi!