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L’abbraccio del pescatore con il teologo

suor Marzia Ceschia

All’angelus del 29 giugno 2019, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, papa Francesco offriva ai fedeli un’immagine che potremmo qualificare come “affettiva” dei due apostoli, un ritratto al quale forse non siamo abituati, ma che ci rinvia in maniera concreta al loro esempio. Il pontefice faceva riferimento all’icona in cui «i Santi Pietro e Paolo sono ritratti mentre si stringono a vicenda in un abbraccio. Fra loro erano molto diversi: un pescatore e un fariseo con esperienze di vita, caratteri, modi di fare e sensibilità alquanto differenti.

Non mancarono tra loro opinioni contrastanti e dibattiti franchi (cfr Gal 2,11 ss.). Ma quello che li univa era infinitamente più grande: Gesù era il Signore di entrambi, insieme dicevano “mio Signore” a Colui che dice “mia Chiesa”. Fratelli nella fede, ci invitano a riscoprire la gioia di essere fratelli e sorelle nella Chiesa. In questa festa, che unisce due Apostoli tanto diversi, sarebbe bello che anche ognuno di noi dicesse: “Grazie, Signore, per quella persona diversa da me: è un dono per la mia Chiesa”.

Siamo diversi ma questo ci arricchisce, è la fratellanza. Fa bene apprezzare le qualità altrui, riconoscere i doni degli altri senza malignità e senza invidie. [...] Quant’è bello invece sapere che ci apparteniamo a vicenda, perché condividiamo la stessa fede, lo stesso amore, la stessa speranza, lo stesso Signore. Ci apparteniamo gli uni gli altri e questo è splendido, dire: la nostra Chiesa! Fratellanza. Alla fine del Vangelo Gesù dice a Pietro: “Pasci le mie pecore” (Gv 21,17). Parla di noi e dice “le mie pecore” con la stessa tenerezza con cui diceva mia Chiesa. Con quanto amore, con quanta tenerezza ci ama Gesù! Ci sente suoi. Ecco l’affetto che edifica la Chiesa».

Pietro e Paolo così differenti eppure reciprocamente appartenenti! Ciascuno con la sua peculiare missione! Ci rimandano davvero alla fisionomia di una Chiesa sinodale in cui la comunione è anche collaborazione, concorso di reciproche e variegate ricchezze, in cui “il semplice pescatore” e “il dotto teologo” partecipano della medesima fede e – ciascuno col proprio temperamento, con le proprie esperienze e anche con le proprie fatiche – si fa annunciatore del Cristo, insieme raggiungendo tutti!

Appassionati del loro Signore, animati dall’urgenza di diffonderne la Parola, Pietro e Paolo sanno discutere con franchezza, sanno riconoscersi nella loro specifica chiamata, entrano anche in disaccordo, ma mossi soltanto dalla sincera ricerca di aprire vie al Vangelo. È il Vangelo che li tiene in comunione, gratuitamente, senza alcuna spinta all’affermazione di sé: «Tutto io faccio per il Vangelo» (1Cor 9,23), afferma Paolo, consapevole del fatto «che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani» (Gal 2,7-8).

Paolo: un tempo zelante persecutore dei cristiani (cf. At 8,3: « infieriva contro la chiesa: entrava nelle case, trascinava fuori uomini e donne e li faceva mettere in prigione»), convertitosi sulla via di Damasco e che « subito si mise a far conoscere Gesù nelle sinagoghe, dicendo apertamente: “Egli è il Figlio di Dio”» (At 9,20); Pietro: l’irruente e focosa “pietra” su cui il Signore scommette l’intero edificio della sua Chiesa, tanto terrorizzato nella passione da rinnegare Gesù tre volte dopo l’ardita promessa di seguirlo dovunque, capace di piangere la sua fragilità, ma anche riabilitato dal Risorto dalla triplice richiesta di confessargli il legame del suo cuore (cf. Gv 21,17: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami davvero?»).

Le due colonne della Chiesa ci attestano la meraviglia dell’opera di Dio che plasma e riplasma l’edificio della sua carità, confidando in un impasto umano complesso, perdonando, sanando, salvando, suscitando il coraggio dello Spirito nelle profondità dei desideri di quelli che si lasciano continuamente convertire da Lui. E di conversione hanno bisogno tanto “il pescatore” che “il teologo”, né uno è sufficiente senza l’altro. «Chiamati in tempi diversi, i beati apostoli Pietro e Paolo hanno ricevuto la corona uno stesso giorno.

Il Signore chiamò Pietro prima di tutti, Paolo dopo di tutti - Pietro il primo degli Apostoli, Paolo l’ultimo - e li condusse, il primo e l’ultimo, a un unico giorno. Sussiste una perfettissima interezza quando gli estremi sono in congiunzione con i primi» (sant’Agostino).