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In cammino con il Santo

a cura della Redazione

Nella città di Padova lo chiamano semplicemente ”il Santo”. per questo viene anche detto “il santo senza nome”.
Molte statue e immagini lo raffigurano alto ed esile, con il viso dolce e la carnagione chiara: più probabilmente era di media statura, di corporatura robusta e scuro di capelli.
Nelle rappresentazioni più consuete lo vediamo vestire il saio francescano (entra tra i seguaci di Francesco nel 1220), il cordone con tre nodi (simbolo dei voti di consacrazione), il Bambino Gesù tra le braccia, in mano un giglio. In altre ha in mano un libro, la fiamma o il pane.
La presenza del giglio vuol significare la purezza del Santo, ma anche la sua potenza taumaturgica (l’operare miracoli!).

Il Bambino rimanda a una visione, episodio tra i più noti della vita del Santo. Racconta il Liber miraculorum che durante la predicazione in una città (a Camposampiero, secondo la tradizione), Antonio è ospitato da un nobile del posto (il conte Tiso). Mentre il Santo è appartato in preghiera, da una finestra il nobile lo vede con in braccio un bimbo sorridente, avvolti da una luce. «Quel bambino era il Signore Gesù... Dopo la lunga preghiera, scomparsa la visione, il Santo chiamò il cittadino e gli proibì di manifestare a chiunque, lui vivente, ciò che aveva veduto. Dopo il trapasso del padre santo, quell’uomo raccontò con lacrime l’episodio, giurando sulla Bibbia di star dicendo la verità».
Il pane ricorda la carità del Santo verso i poveri (ecco l’origine dell’Opera del Pane dei Poveri). Così pure la fiamma rimanda all’ardore della carità. Il libro, tenuto in mano e mostrato, ci riporta invece all’amore per le Sacre Scritture.

 


L’autore delle illustrazioni del Calendario antoniano 2019 è l’artista Luigi Zonta (nella foto). Nato a Romano d’Ezzelino (Vicenza) il 25 aprile 1936, nel 1947 è entrato come allievo nella scuola grafica del Colle Don Bosco (Torino). Nel 1952, divenuto salesiano, rimase in quella scuola, come insegnante di progettazione grafica fino al 1990.
In questo periodo ebbe modo di approfondire e perfezionare la sua passione per il disegno illustrativo e la pittura, conseguendo il diploma presso l’Istituto d’Arte di Lucca nella sezione pittura decorativa.
In seguito ebbe modo di esprimersi nel mondo salesiano e non, in diverse opere pittoriche parietali a tempera: Bardolino, parrocchiale a San Giacomo di Romano (Vicenza), Caselette, Torino, Caserta, Foggia, Cerignola, Soverato, cappelle salesiane di Cogne, Borgomanero, Cumiana e Rivoli.
Trasferitosi presso l’editrice salesiana Elledici nel ’90 si occupò, sempre nel settore progettazione, di numerose edizioni della medesima e quindi di illustrazione e pubblicità.
La sua forma pittorica preferita è quella decorativa che è anche la più fantasiosa e creativa, nella quale, con libertà compositiva, si possono creare forme e colori con variazioni ritmiche proprie della pittura odierna. Descrizione e sintesi si possono coniugare e trasmettere messaggi originali di notevole impatto pittorico.