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sant antonio LuglioAgosto 2023
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Il mimetismo perfido

Elide Siviero

mimetismo in natura

Ho scoperto perché le tigri, e in genere gli animali feroci, siano a strisce o con il manto chiazzato: è per creare il mimetismo del predatore. In questo modo il felino si camuffa, perché lo sguardo di alcune prede è dicromatico, vede solo due colori, quindi non riuscirà a riconoscere la tigre nascosta fra gli alberi: se la preda non ti vede, è più facile attaccarla. Questo del mimetismo mi ha fatto riflettere su una caratteristica del diavolo: si sa nascondere con destrezza. Potremmo definire satana come il perfido per eccellenza.

Il termine perfido viene dal latino perfidus, sleale, che deriva da fides, lealtà, fedeltà, col prefisso per, che qui indica devianza. Egli non è semplicemente malvagio, un termine generico che indica cattiveria, ma decisamente perfido. Infatti, il perfido è sempre malvagio, però esiste anche la malvagità senza perfidia. La qualità del perfido richiede che la malvagità si esprima in modo subdolo, sottile, sleale e compiaciuto. Naturalmente, queste sono espressioni comuni del male, proprie di molti malvagi, ma non necessarie.

La belva che uccide e distrugge con aperta spontaneità non è necessariamente perfida, così il rissoso sanguinario. Polifemo è enorme e stupido; Grendel, che è un boss in un videogioco, è uomo dotato di grande stazza e forza fisica, ma con la mente di un bambino: entrambi sono cattivi genuini, talenti naturali nel fare il male, ma non sono perfidi. La perfidia richiede il passo importante di una macchinazione intellettuale, un ordito; è un’attitudine superiore alla semplice violenza fisica, è più complessa della pura passione. E, soprattutto, quello della perfidia è un esercizio di potere che deve essere consapevole e ingenerare soddisfazione.

L’etimologia, difatti, ci presenta il perfido come uno sleale. La fides del perfidus racconta onestà, fedeltà che viene pervertita, deviata, porta con sé un’eco di doppiezza. Ecco la descrizione giusta dell’avversario: si mimetizza, per non essere riconosciuto e agire con la sua perfidia. Infatti, la Sacra Scrittura non lo paragona a un elefante: la Savana trema quando un elefante si avvicina, te ne accorgi e ti puoi preparare. La Bibbia invece usa due immagini per raffigurare il nemico dell’umanità: il serpente e il leone. «Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto» recita la Genesi (Gen 3,1). Striscia e non lo percepisci se non quando ti è accanto.

Infido e astuto è perfido nel suo inganno: tesse la sua trama con la menzogna; mettendo un dubbio su Dio, trascina Eva nel suo tranello. Anche il leone è adatto a descriverlo: il felino è abile ad avvicinarsi alla preda con passo felpato per raggiungerla all’improvviso: è così che lo descrive la Prima lettera di Pietro: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pt 5,8-9). Infatti, è quando non sai di essere in pericolo che sei in pericolo! Ecco allora come sia importante rimanere attenti per non lasciarci sorprendere da chi si sa mimetizzare molto bene per sedurci con le sue macchinazioni.

Non dobbiamo essere ingenui e riconoscere le insidie che l’avversario vuole tenderci con le sue tentazioni e le sue bugie. Ma tutto questo senza paura: la preghiera ci mette al sicuro dal predatore. Siamo noi dalla parte del più forte. Frequentare la Sacra Scrittura, vivere nei sacramenti, pregare con perseveranza ci renderà attenti e scaltri, capaci di smascherare l’angelo delle tenebre che si traveste da angelo della luce (cfr 2 Cor11,14).