Anno 130 - Settembre 2018

«Che vivano liberi e felici»

Don Livio Tonello, direttore

In questi mesi sono stati spesso al centro delle cronache. Purtroppo per situazioni incresciose, inumane, persino drammatiche. I bambini, diventati oggetto di attenzione mediatica a causa delle violenze che subiscono. Ci sono i bambini maltrattati dalle maestre nelle scuole dell’infanzia, strattonati e messi all’angolo.

Ci sono le bambine vittime di abusi da parte di quegli adulti dei quali dovrebbero fidarsi. C’è Aylan, tre anni, scappato dalla guerra e riverso a faccia in giù, tra la schiuma delle onde, sulla spiaggia di Bodrum in Turchia. Altri sono morti sotto le bombe di guerre fratricide come ad Aleppo. Ci sono minori non accompagnati che continuano a raggiungere le nostre coste, bambini inesperti della vita e rinchiusi nei campi di raccolta. Hanno fatto indignare le grida e i pianti dei bambini messicani separati dai genitori e rinchiusi in gabbie di acciaio alla frontiera texana.

Ma attirano l’attenzione anche le spose bambine dell’Asia, frutto di retaggi tribali e di fanatismi pseudoreligiosi. E quei bambini che non vanno a scuola perché nomadi o avviati all’accattonaggio o che lavorano nelle miniere o che imbracciano un fucile... È un elenco infinito che non ha lo scopo di infondere tristezza o suscitare pietismo. Sono realtà per le quali è doveroso spendere una parola, sono fragili creature, figli delle cattiverie del nostro tempo.

C’è una convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza adottata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 alla quale l’Italia ha aderito nel 1991. Garantisce i diritti alla vita e allo sviluppo, alla non discriminazione, al rispetto delle opinioni, alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza, di religione... I recenti fatti di cronaca ci riportano a situazioni ben lontane da questi princìpi di intento. Molte le iniziative e buone pratiche per una “città a misura di bambino” e per avviare a una partecipazione dell’infanzia alla vita.

Ma i passi da compiere sono ancora tanti e su vie che riguardano primariamente la sussistenza e un minimo di dignità. Se guardiamo il volto di figli e nipoti che rallegrano le nostre famiglie non possiamo che essere riconoscenti a Dio. Non possiamo che essere delusi, però, quando li vediamo piangere di fronte a un regalo non gradito o a un “no” educativo. Abbiamo una grande responsabilità nei loro confronti: renderli coscienti della unicità e importanza della vita, coinvolgendoli nella partecipazione.

Non siano solo i vaccini a creare preoccupazione o se sia opportuno dare uno schiaffo. C’è una umanità da far progredire, un ambiente educativo da creare, idoneo a stimolare lo sviluppo della personalità dei ragazzi, dei talenti e delle abilità mentali e fisiche, dell’apertura alla dimensione spirituale della vita e al riconoscimento di Dio come Padre. Molte problematiche attuali sono più grandi di noi, è vero. Ma ogni problema complesso attende delle risposte semplici. I bambini sono il presente e il futuro del mondo. Saranno quel futuro che costruiamo oggi con loro, non perché siano come noi, ma migliori. Facendo nostro l’auspicio del medico, scrittore ed educatore polacco Janusz Korczak (1878-1942): «Che vivano liberi e felici»!

Archivio giornaleLeggi tutto