Afghanistan: Houshmand (teologa musulmana), “senza le donne non ci può essere speranza di pace"

“Il ruolo della donna nella costruzione della pace è centrale, fondamentale, basilare. È il ruolo più importante. Non solo perché sono madri ma perché hanno la capacità di andare oltre, di perdonare, di guarire le ferite. Senza le donne non ci può essere speranza di pace da nessuna parte del mondo. Colpire le donne è l’arma più potente perché colpisci il futuro e il fondamento di una Nazione”.

Questo il pensiero che oggi Shahrzad Houshmand Zadeh, teologa musulmana, docente di islamistica e membro della consulta femminile del Pontificio Consiglio per la cultura, rivolge alle donne afghane, parlando al Sir. “Stiamo vedendo sempre più spesso immagini che ci portano alla sofferenza dei popoli. Oggi, a questo quadro di dolore, si aggiunge la sofferenza del popolo afghano. Ma in Afghanistan, la crisi non è cominciata da oggi”, ricorda subito la studiosa di origini iraniane. “Secondo gli esperti, ci vogliono circa 100 anni per pulire la terra dell’Afghanistan dalle mine antiuomo lasciate dai russi.

Sappiamo quanto hanno fatto Medici senza frontiere per aiutare a ricostruire piedi, mani e occhi alle bambine e ai bambini afghani, solo perché avevano giocato attorno alle loro case ed erano saltati in aria. È vero. Le immagini che stiamo vedendo ci fanno del male ma è purtroppo un male che sta andando avanti da molti anni”.

Anche sulla condizione delle donne in Afghanistan, la situazione era chiara prima. “Solo una percentuale molto bassa di donne studia in Afghanistan. Perché? Il tasso di analfabetismo è molto alto soprattutto tra le bambine. Le statistiche dicono che più del 60% delle bambine tra i 12 e i 15 anni lascia la scuola. Perché ce ne accorgiamo solo ora?”. Shahrzad Houshmand ricorda anche la spesa annuale di 42 miliardi di dollari sostenuta dagli Stati Uniti per mantenere in questi anni la sua presenza in Afghanistan.

E commenta: “Sarebbero bastate anche solo tre di quelle annualità per migliorare veramente la situazione delle donne e dei bambini in Afghanistan, costruendo scuole, centri di cultura, campi sportivi, ospedali. Credo sia davvero arrivato il momento di rivedere le nostre politiche internazionali e riconoscere l’altra Nazione come la propria, l’altro essere umano come nostro fratello. Il popolo afghano piange e le sue lacrime hanno lo stesso sapore delle nostre”.

La teologa musulmana cita le parole pronunciate in un’omelia del 15 agosto 2006 da Papa Benedetto XVI: “Tutti i poteri della violenza del mondo… sembrano invincibili, ma Maria ci dice che non sono invincibili”. La donna “è più forte perché Dio è più forte”. “Non ho una parola solo per le donne afghane – dice quindi Houshmand -. Ma per tutte le donne del mondo, perché tutte insieme dobbiamo cercare di rientrare nella scena sociale e politica per aiutare gli uomini a ribaltare l’economia bellica in una economia costruttiva e la politica del potere in una politica di accoglienza.

Operare insieme per una femminilità accogliente e sapiente dell’azione politica e sociale”.

 

Agensir