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Da piccoli cespugli a querce robuste

Elide Siviero

Piace tanto il verbo corroborare. Forse perché il caldo dell’estate mi sfinisce tantissimo e ho bisogno di trovare forza. Sono affascinata dall’etimologia di questo termine che significa fortificare, rinvigorire, ritemprare, avvalorare. Viene dal verbo latino roborare, irrobustire, che a sua volta deriva da robur che significa forza, ma anche quercia, col prefisso co-. Questa parola tocca quindi una corda sorprendentemente profonda dell’immaginario più antico: quella della forza legata alla quercia. I linguisti dibattono se sia nato prima l’uovo o la gallina, se sia precedente il riferimento semantico all’albero o quello alla forza, ma gli studi più recenti sembrano preferire come primo referente la quercia. Corroborare significa quindi fortificare: non un irrobustire assoluto, ma concreto, presente in una situazione precisa: una tazza di thè caldo è corroborante in inverno, mentre in estate lo è un bicchiere d’acqua fresca. È corroborante la lettura di un testo amato, un esercizio ginnico dopo un infortunio. Lo è anche quanto rinfranca un mio pensiero o una mia decisione. Tutto quanto mi sostiene e mi conforta è corroborante. È come vedere un tenero e fragile arbusto che si inquercia. Questo verbo mi richiama i versetti di alcuni salmi che celebrano la potenza di Dio. Ce n’è…

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