V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Dal Vangelo di Giovanni
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Discriminazioni antiche
È facile accusare gli altri! A che serve mettere in piazza il peccato altrui? Come mai scribi e farisei hanno colto in flagrante la donna? E perché non conducono a Gesù anche l’uomo che era con lei? Perché hanno bisogno del parere di Gesù? È chiaro che lo scopo non è l’osservanza della legge mosaica... che nemmeno loro riuscivano a rispettare del tutto. Anche in nome della religione si possono produrre discriminazioni: accusando solo qualcuno, colpevolizzando qualcuno per mettere alla prova un altro, incolpando la parte più debole, diffamando pubblicamente... Le differenze di giudizio, le discriminazioni sociali, le parzialità di valutazione continuano anche oggi. E ne fanno le spese coloro che non possono difendersi, magari buttati in pasto ai social senza possibilità di dire la loro o di redimersi.
Credit immagine: Tiziano, Cristo e l’adultera, 1512-1515, Kunsthistorisches Museum, Vienna – Wikimedia Commons.