III DOMENICA DI PASQUA - ANNO C
Dal Vangelo di Giovanni
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore».
Amare o voler bene?
Nell’apparizione di Gesù raccontata dall’evangelista Giovanni alla fine del suo vangelo, è significativo e provocante questo dialogo tra il Risorto e Pietro. Emerge lampante la differenza tra domande e risposte nel qualificare l’attaccamento al maestro. Gesù chiede a Pietro se lo ami, Pietro risponde “ti voglio bene”. Anche Gesù dopo le prime due risposte che scansano il verbo “amare” si adegua a chiedere se gli voglia almeno bene. È una tonalità di amore diverso, una intensità di adesione minore... Perché Pietro sa di averlo rinnegato nel momento culminante della passione. Non è più spavaldo come altre volte e capace di slanci eroici. Ma Gesù lo riabilita con una triplice interpellanza che riscatta la triplice negazione. E Pietro saprà passare dal voler solo bene all’amare donando la sua vita. E io, ora, che rispondo?
Credit immagine: Masaccio, affresco, 1425 ca., Chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze – Wikimedia Commons.