Una lunga storia di carità

La storia delle Cucine Economiche Popolari è intrecciata con la storia di Padova, così come con quella dell’Associazione Universale di Sant’Antonio che fin dalle origini le sostiene.

Spezzare il pane: gesto semplice, gesto familiare e quotidiano, gesto che condividiamo anche durante la celebrazione della Messa. Spezzare il pane è anche la prima parte del titolo del libro che le Cucine Economiche Popolari di Padova hanno presentato a settembre per dare il via al programma dei 140 anni dalla nascita. Ma perché Spezzare il pane? «Ci voleva un titolo che desse l’idea della funzione originaria, ma anche della funzione attuale delle Cucine.

Per sottolineare che non si tratta solo di sfamare la gente, ma di includerla», sottolinea il giornalista Francesco Jori, curatore del libro insieme al sociologo Tiziano Vecchiato. La storia delle Cucine è intrecciata con la storia di Padova, così come con quella dell’Associazione Universale di Sant’Antonio che da sempre le sostiene. Ma “Spezzare il pane. Le Cucine Economiche Popolari: 140 anni di solidarietà”, questo il titolo completo, non è un testo di storia locale.

Attraverso una serie di contributi e la voce dei protagonisti descrive come le Cucine, in quasi un secolo e mezzo, hanno cambiato volto: non più un luogo dove si riceve solo un pasto caldo, ma «l’occasione per una risposta corale della città alla sfida sempre più improba di convivere insieme, e di fare di questa convivenza un’occasione di crescita per tutti: per chi riceve, ma anche per chi dà», scrivono i curatori. Ogni giorno le Cucine Economiche Popolari provano a essere come Gesù nel vangelo di Marco, quando «spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro» E [...] «tutti mangiarono a sazietà».

Non è solo un pasto caldo, ma vestiti, medicine, una doccia calda, un sorriso e un abbraccio, una parola di conforto o una semplice chiacchiera. Il libro mette in luce proprio questa lunga storia di umanità e carità che non emargina nessuno, che accoglie tutti. Un patrimonio prezioso iniziato con una alluvione. Nel 1882 infatti l’Adige esonda devastando i territori limitrofi. Le acque si uniscono a quelle del Tartaro Canal Bianco e inondano le campagne. Ben 63mila persone emigrano, verso l’America Meridionale, ma anche nelle aree vicine, Padova fra tutte. Scatta la solidarietà e spicca la figura di Stefania Omboni che pensa: perché non aprire una cucina economica per venire incontro alle persone in difficoltà?

E da lì parte la storia che negli anni ha risentito dei cambiamenti di mentalità e di stili di vita, ma ha sempre tenuto ben saldo un principio: il bisogno delle persone di essere riconosciute come tali. Non ci sono numeri, ma persone che accedono al servizio, che prestano servizio come volontari o come operatori. Nomi propri di persona. Non una massa indistinta. «Alle Cucine si impara che impegnarsi per il bene comune - scrivono nel libro suor Albina Zandonà responsabile delle Cucine e don Luca Facco, presidente della Fondazione Nervo Pasini ente titolare della Cucine Economiche Popolari – è “affare” di tutti e non solo di alcune persone o di specifiche istituzioni.

Le Cucine sono un’occasione per l’intera comunità, un luogo dove si può sperimentare che la relazione fa crollare i muri. […] Per questo oggi le Cucine sono una porta aperta, non solo per chi vive una situazione di forte vulnerabilità, ma per ogni uomo e donna che sa porsi domande, desidera sperimentarsi e crescere nella relazione». Da 140 anni le Cucine Economiche Popolari continuano a vivificare la vita della città, la aiutano a essere più inclusiva e a non emarginare nessuno. Del resto Padova è la città del nostro caro Sant’Antonio e Antonio ci ha lasciato una grande lezione di umanità e di fede che si riflette anche in tante Opere di Carità.

 

La Redazione