Sentirsi a casa tra i banchi di scuola

scuola per profughi ucraini

Può una scuola ampliare il proprio servizio e trasformarsi in camera da letto, lavanderia, cucina, sala giochi? Per accogliere non solo i bambini, ma anche i genitori che fuggono dalla guerra

La più piccola ha 3 anni, la più grande ha frequentato la seconda media. Di andare a scuola non hanno mai smesso, neanche questa estate. Del resto tra quei banchi hanno trovato casa e accoglienza. Siamo a Paderno del Grappa, in provincia di Treviso, agli Istituti Filippin, scuola dei Lasalliani per infanzia, primaria, secondaria e licei, campus internazionale e recentemente Academy in sinergia con il Politecnico di Milano.

Da marzo ha accolto 13 persone, donne e bambini, in fuga dall’Ucraina. «Dovevamo fare qualcosa - racconta Enrico Sommadossi, referente del progetto - Abbiamo coinvolto docenti, famiglie e ragazzi, ripensato ambienti e spazi nei piani della scuola, creando stanze, lavanderie, uno spazio giochi, rimediato una lavatrice, assi da stiro, un frigorifero piccolo e quanto poteva essere loro utile». Poi il loro arrivo, un sabato mattina di marzo. «Gli sguardi erano persi e impauriti, ma anche grati per quello che trovavano».

Donne e bambini erano ora al sicuro, ma la loro mente era ed è spesso altrove. «Alcune mandano un messaggio al mattino ai mariti e attendono una risposta la sera per capire se sono ancora vivi. Molte provengono dalle zone di guerra e vivono questa costante paura. Altre sono delle zone al confine con la Polonia». I bambini da subito hanno iniziato a frequentare la scuola. Per le donne sono state attivate lezioni di italiano con l’aiuto dei docenti. «Dopo alcune settimane le difficoltà di integrazione ci hanno suggerito di chiedere alle mamme di proporre ai bambini alcune lezioni nella loro lingua».

Un cammino condiviso da alunni, docenti e famiglie, una ricchezza sperimentata giorno dopo giorno. I piccoli hanno frequentato anche a luglio e agosto la scuola, divenuta centro estivo aperto ai bambini del quartiere. «Porto nel cuore un bellissimo addobbo che le mamme ucraine hanno realizzato con cura e regalato alla scuola per questa proposta estiva. Un segno che sa di comunione, il loro modo per dire ancora grazie».

Costante è il contatto con la Caritas per favorire una maggiore e reale integrazione e non solo assistenza. «Da settembre - sottolinea - abbiamo offerto alle mamme una possibilità lavorativa nell’istituto stesso». «Questa situazione ci ha provocato fortemente, ha smosso le coscienze e ha permesso di vivere insieme la dimensione concreta del servizio, caratteristica portante del carisma lasalliano» spiega Sileno Rampado, direttore.

Del resto in quei giorni risuonava forte l’appello del 2 marzo di Papa Francesco: «Come donne e uomini che annunciano Gesù Cristo, siamo chiamati a essere testimoni della fraternità e a costruire comunità di mutuo sostegno e tolleranza. Oggi più che mai dobbiamo essere strumenti di riconciliazione e portatori della luce luminosa della speranza cristiana. Dobbiamo lavorare insieme a tutte le persone di buona volontà per dissipare le nubi dell’oscurità e scacciare i venti di guerra».

«Era iniziata la quaresima» racconta Rampado e anche il Fratello generale Fratel Robert Schieler aveva scritto a direttori delle scuole, laici e Lasalliani sparsi nel mondo invitando a vivere questo tempo propizio per “cercare, e non evitare, chi è nel bisogno; per chiamare, e non ignorare, chi desidera ascolto e una buona parola; per visitare, e non abbandonare, chi soffre la solitudine”, incoraggiando tutte le realtà educative a rispondere insieme all’emergenza, a mettere in pratica l’appello a operare il bene verso tutti, prendendosi il tempo per amare i più piccoli e indifesi, gli abbandonati e disprezzati, chi è discriminato ed emarginato».

Così è nata la campagna “La Salle for Ukrainians”: un modo concreto per raggiungere sorelle e fratelli che cercano rifugio dalla guerra. Oltre 300mila gli euro raccolti attraverso la onlus Lasalliana “Solidarietà Internazionale”. I fondi stanno sostenendo direttamente le azioni umanitarie promosse dalle scuole dei Fratelli per garantire riparo, cibo, vestiti, medicinali e altre necessità dei rifugiati nei paesi di accoglienza dove i lasalliani sono presenti: Romania, Polonia, Ungheria, Austria, Italia (che ha accolto alcuni profughi ucraini anche in Sardegna presso la Casa del fanciullo a Monserrato).

«Credo che la scuola, e noi con lei, sia davvero cresciuta - conclude Rampado - perché ha messo al centro la necessità di rispondere con tempestività all’emergenza e si è interrogata profondamente sui valori che la devono animare. Del resto una scuola veramente lasalliana è proprio questo: percezione dei bisogni, capacità di trasformarsi per essi, accoglienza e risposta comunitaria».

Laura Galimberti