Rito da rispettare

scuola

Gli esami di maturità sono in corso. Le prove scritte hanno già fatto discutere, in maniera particolare le tracce relative alla prima prova: il tema di italiano.
Ai candidati sono consegnate sette proposte.  Tra gli autori letterari scelti dal Ministero: Salvatore Quasimodo con la poesia “Alla nuova luna” (1958), ispirata al lancio del primo satellite artificiale Sputnik I che aprì la corsa allo spazio, e Alberto Moravia con un brano tratto dal romanzo “Gli indifferenti”, incentrato sul mondo borghese.

Non sono mancati spunti di riflessione di argomento storico, come la traccia che aveva come punto di partenza un brano di Federico Chabod sul principio di nazionalità e chiedeva un excursus sul pensiero risorgimentale e quella che portava la firma di Oriana Fallaci con un brano estratto dal volume “Intervista con la storia” (1974). Dall’opera-testamento del giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela, “Dieci cose che ho imparato” (2022), invece è stato tratto un brano dedicato a creatività, “ricchezza immateriale” e innovazione che sollecitava riflessioni sulle “nuove” forme di intelligenza.

Le ultime due tracce, meno strutturate rispetto alle precedenti, proponevano considerazioni in margine a una lettera aperta indirizzata all’ex ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sull’esame di maturità e a un articolo a firma di Marco Belpoliti (Repubblica, 2018) sul concetto di “attesa” e, più in generale, al senso del “tempo” nella società postmoderna.

Insomma, per ciascuna delle proposte, in qualche modo, occorreva fornire una interpretazione e analisi dello “spirito del tempo” che fa da sfondo alle nostre esistenze. Il senso del cammino dell’uomo, l’impatto delle nuove tecnologie, l’idea di progresso, lo spessore etico delle nostre scelte, le criticità dell’esistenza umana erano i nodi da sciogliere.

Pare che la maggior parte degli studenti (43,4%) abbia preferito affrontare il tema di attualità, ovvero la proposta che recava la firma di Belpoliti. Il 23,3% ha optato, invece, per la traccia che partiva dal brano di Piero Angela. Al terzo posto si è piazzato il brano della Fallaci (9,8%).
E i temi di letteratura? Non hanno incontrato un gran numero di preferenze: Moravia (9,8%), un autore che non sempre si fa in tempo a studiare nel corso dell’ultimo anno scolastico, ha più che doppiato Quasimodo (4%). Poco apprezzato anche il testo di Chabod (4%) e la lettera sugli esami di maturità rivolta al Ministro Bianchi.

I dati smentiscono anche che le tracce di letteratura siano state “privilegiate” dagli studenti dei licei, sembrerebbe infatti che nelle opzioni di scelta i maturandi liceali si siano generalmente allineati ai compagni degli istituti tecnici e professionali. Forse i ragazzi hanno ritenuto le tracce “ostiche” e poco “familiari” rispetto alle programmazioni svolte nel corso dell’anno scolastico? Oppure la letteratura e la storia sono poco “nelle corde” dei nostri giovani? Sono domande a cui sarebbe interessante dare una risposta.

Rispetto alla seconda prova, più specifica e legata all’indirizzo di studi, il dibattito è stato meno vivace. Qualcuno si è soffermato sulla straordinaria attualità delle parole di Seneca nel brano “Chi è saggio non teme il volgo”, proposto ai maturandi del liceo classico: “…Quando il testimone e lo spettatore se ne sono andati, scompaiono i vizi, il cui piacere deriva dall’essere mostrati e osservati”.

La maturità non è solo un esame, ma è un momento che scandisce il passaggio nell’età adulta. Rappresenta la conclusione di un percorso, spesso faticoso e segnato da evoluzioni personali non sempre lineari e prive di ostacoli. Le prove scritte offrono ai maturandi la possibilità di sperimentare una sorta di colloquio interiore con sé stessi, una immersione nel proprio bagaglio di conoscenze. Gli orali sono, invece, il passaggio in cui ci si mostra agli “altri”, cercando di dare il meglio di sé.

È anche quel momento in cui ci si espone alla sconfitta e alla delusione. Dovrebbe essere vissuto con saggezza ed equilibrio, ma soprattutto con una certa “intimità”: con “l’anima che si ripiega su sé stessa” come direbbe Seneca.

 

Silvia Rossetti
Agensir