Nel dono germoglia e fiorisce la carità

Nel 2012 l’Assemblea delle Nazioni Unite ha deciso di istituire la Giornata internazionale della Carità e ha indicato come data il 5 settembre, nel ricordo di Madre Teresa di Calcutta.

Era il 5 settembre 1997 quando Madre Teresa di Calcutta ci ha lasciati. Suora cattolica di origini albanesi, premio Nobel per la Pace nel 1979, proclamata beata da papa Giovanni Paolo II e poi nel 2016 santa da papa Francesco, ha speso la sua vita per i malati, i senza tetto e i bisognosi. Ha vissuto fra i più poveri fra i poveri e ha fondato la congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. È anche per ricordare il suo operato e la sua vita dedicati alla solidarietà e alla cura degli altri che l’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2012 ha deciso di istituire la Giornata Internazionale della Carità, scegliendo come data proprio il 5 settembre.

L’Onu ha così riconosciuto alla carità il ruolo di «alleviare le crisi umanitarie e le sofferenze umane all’interno e tra le nazioni». La carità è solidarietà, è dono, è dialogo tra le persone e le culture diverse, è creare una società più inclusiva e più giusta. Madre Teresa ci ha insegnato a prenderci cura dell’altro, del povero, di chi è fragile facendolo con umiltà e impegno, con quel poco che abbiamo a disposizione, fosse anche solo un sorriso, una parola di conforto, una preghiera. «Non si tratta di quanto diamo agli altri, ma dell’impegno e dell’amore che mettiamo nel dare»: diceva infatti la Piccola missionaria della carità. La carità è la virtù che rimette al centro le persone e l’attenzione verso il nostro prossimo. «La carità, l’amore – ha detto Papa Francesco – è condividere in tutto la sorte dell’amato.

L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze». La carità crea la cultura dell’uguaglianza, avvicina e non allontana, porge la mano e non la ritrae, accoglie, rende disponibili. Durante il suo viaggio apostolico in Ungheria, nell’aprile di quest’anno, papa Francesco ha usato queste parole raccontando la storia di un uomo e una donna, marito e moglie che nel loro centro servono ogni giorno colazione e pranzo a tantissime persone senza fissa dimora, sfamandole certo, ma ascoltando anche le loro ferite e fatiche: «Non basta dare il pane che sfama lo stomaco, c’è bisogno di nutrire il cuore delle persone.

La carità non è una semplice assistenza materiale e sociale, ma si preoccupa della persona intera e desidera rimetterla in piedi con l’amore di Gesù. Un amore che aiuta a riacquistare bellezza e dignità [...] La carità significa guardare gli occhi. Toccare e guardare. E così comincia un percorso. Sei tu lo sguardo del Signore». Bellissime parole che sembrano scritte anche per la nostra Associazione che appena nata diede avvio a un’opera di carità, l’Opera del Pane dei Poveri, nel lontano 1887 quando don Antonio Locatelli, il fondatore, iniziò a distribuire pane a chi aveva fame, spendendo quel poco che aveva di suo.

Un grande gesto di carità che oggi continua e si è ampliato perché per essere il più vicino possibile alle esigenze della quotidianità si sono sviluppate nuove collaborazioni, attivati nuovi progetti e iniziative. Così accanto al pane si sono affiancati altri servizi e beni di prima necessità, ma anche altre attenzioni: dai bambini di famiglie bisognose che rischiano di non poter accedere alla mensa scolastica (con il progetto Facciamo i Buoni), agli anziani dell’India che non hanno una casa dove stare (progetto Casa per Anziani - Arul Home, una struttura che nasce per aiutare 60 anziani a Selvapuram, in India, privi del sostegno familiare), ai carcerati della casa di reclusione di Padova che cercano nuove vie per rinascere (nella foto in alto, una scena dello spettacolo
realizzato da alcuni detenuti del carcere di Padova).

Il pane di cui c’è bisogno oggi non è solo quello cotto nel forno: proprio per questo l’intento dell’Associazione Universale di Sant’Antonio, continuando il cammino tracciato dal fondatore, è di farsi sempre più vicina ai bisogni delle persone in difficoltà per continuare a scrivere pagine di Vangelo in nome di sant’Antonio, per continuare a dire con lui che «la carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore la fede muore». Questo ci insegna il Vangelo.

 

Lodovica Vendemiati