La missione principale della Chiesa è annunciare il Vangelo. I mezzi, i modi, i luoghi, i tempi sono molteplici. Anche i soggetti ai quali si rivolge sono i più disparati, perché la parola di Gesù è un messaggio per tutti e per ogni tempo.
La cosa va vista anche dall’altro versante. Mentre annuncio il Vangelo vengo anch’io evangelizzato. Se penso di avere la verità in tasca e che la mia visione delle cose è quella giusta, allora l’altro sarà solo un ricettore della mia parola. Ci sarà una operazione di travaso di una verità in una persona che ritengo non ce l’abbia. Ma è proprio così? Se lo fosse sarei un presuntuoso e non rispettoso dell’identità dell’altro; sarei cieco e sordo di fronte al mio interlocutore.
Nella relazione c’è sempre un movimento di andata e di ritorno. Nella prospettiva dell’annuncio del Vangelo, chi ho davanti mi evangelizza a sua volta, anche inconsapevolmente. Ci sono infatti provocazioni, domande, novità che nascono dall’incontro, dal dialogo, dalla vicinanza. Così è di fronte alle povertà. Posso esortare, consolare, sostenere, aiutare, ma vale anche il fatto che il povero diventa un messaggio per me. Una interpellanza al mio stile di vita, all’uso dei beni, alla considerazione che ho di lui, ai sentimenti che mi suscita... Porre attenzione a tutto questo diventa un forte e provocante messaggio anche per la mia vita. È vangelo che mi parla attraverso la persona povera, indigente, fragile, debole, impotente, disgraziata... e mi chiede conversione!