Di stagione in stagione dentro al tempo

“Vivi se ardi” è l’invito che giunge dall’eremo San Biagio, vicino a Subiaco. La campana suona le ore e richiama alla preghiera quanti sentono il desiderio di respirare “aria di cielo”.

Lontano dal caos della città e dalla frenesia che tenta ciascuno ogni giorno c’è un luogo poco distante da Roma che accoglie quanti desiderano trascorrere un tempo nel silenzio e nella quiete, per allentare i ritmi, ritrovarsi, tornare a respirare con un passo più umano, defaticare, riconnettersi con se stessi. Il piccolo monastero di San Biagio è a pochi minuti dal Sacro Speco di Subiaco. Si può raggiungere in macchina o a piedi con un breve tratto di sentiero in salita dal parcheggio dello Speco di San Benedetto, risalendo un fianco del monte Taleo. Alcune frasi dipinte su tavole di legno accolgono i viandanti in cerca di ristoro. Una in particolare toglie pesi e fa casa: «Benvenuto, chiunque tu sia». Il piccolo eremo, già esistente ai tempi di Benedetto da Norcia, è stato recuperato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice che progressivamente gli hanno dato nuova vita, con il sogno di farne uno spazio di accoglienza in particolare per giovani. Colpisce il silenzio vivo del luogo, che aiuta a unirsi al Signore, a percepire la Sua presenza nella natura.

Il carisma di suor Maria Pia Giudici
A intuirne per prima le potenzialità è stata suor Maria Pia Giudici. Il suo sguardo visionario ha saputo coglierne la profezia, nonostante il piccolo convento fosse nel 1975 un cumulo di rovine coperte da rovi. La sua infaticabile opera di annuncio con la piccola comunità di religiose ha fatto di San Biagio in questi 50 anni il luogo della Parola, dove la gente anche solo passando percepisce “aria di cielo”. Innumerevoli le iniziative proposte anche in campo interreligioso. “La vecchia volpe della montagna” come amava definirsi è tornata alla casa del Padre nel febbraio 2020. Ma sempre viva resta la sua memoria nelle migliaia di persone accolte e attraverso i suoi libri e le sue poesie.

Le testimonianze
«Avevo bisogno di staccare, di ritrovare un tempo per me» racconta Valentina, professionista, sposata e mamma di due ragazzi. «Ho trovato il silenzio, così difficile da sperimentare, gustare, accogliere, e in questo silenzio sono tornata a meditare e parlare con Dio. Ho riscoperto nella preghiera le ragioni per vivere. Sono tornata a respirare e percepire un profumo interiore». «San Biagio è il luogo che mi ha fatto scoprire la dimensione dell’interiorità – racconta Roberto – così determinante per la mia scelta vocazionale di sposo. Appena ho conosciuto mia moglie l’ho portata qui. Quando mi hanno diagnosticato una malattia importante è qui che sono venuto a gridare in cerca di Speranza. E il Signore mi ha aiutato e mi ha fatto comprendere quanta bellezza c’è nella mia vita». A raccontarne la bellezza è anche Susanna Tamaro nella prefazione del libro “La luce di San Biagio” di suor Maria Pia Giudici. Il legame con la religiosa faceva di San Biagio la sua seconda casa. La loro amicizia era complice dei suoi processi creativi. «Camminando con lei era possibile accorgersi del suo essere costantemente aperta alle manifestazioni dell’Eterno, che si rivelano nella luce che colpiva una foglia o nel giallo splendente di un tarassaco nascosto nel prato. Grande poi la passione per gli animali. Lo Spirito di San Biagio è fatto di leggerezza, della capacità di gioire delle cose più semplici e accogliere la più smarrita delle persone con l’attenzione di una famiglia improntata a un amore non giudicante, ma non per questo privo di fermezza» scrive Susanna nella prefazione del libro.

Le attività
La meditazione della Sacra Scrittura è alla base di ogni proposta, come l’ascolto di sé e degli altri, la contemplazione del creato e il servizio comune. Così la casa, che accoglie tutti a offerta libera, propone percorsi per giovani adulti, coppie e famiglie, ma anche per consacrati in cerca di un periodo sabbatico di riposo e rigenerazione. I linguaggi sono vari: dalla lectio divina, ai laboratori di iconografia. Dai percorsi di luce su cinema e spiritualità, alla musica sacra. In particolare “scrivere un’icona” – spiegano le religiose – «è la traduzione in colori della Parola meditata. La tecnica è secondaria alla preghiera. Poter passare ore scrivendo l’icona di Gesù, Maria o qualche santo significativo è un modo prezioso per arricchire la propria interiorità». La comunità offre anche la meditazione via mail del Vangelo del giorno a quanti liberamente vogliono riceverla iscrivendosi dal sito www.sanbiagio.org Di stagione in stagione, resta così sul monte, lontano dal caos, la piccola casa. “Vivi se ardi” è scritto sul camino. La campana suona le ore e richiama alla preghiera. Silenzio, semplicità, spirito di famiglia e armonia con il creato sono i punti cardine per indicare un oltre a tutti e ciascuno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Laura Galimberti