Anno 137 - Luglio-Agosto 2025Scopri di più
Naturale, umana, artificiale... ma intelligenza?
Don Livio Tonello, direttore

Se ne parla spesso. L’intelligenza attribuita alle persone ora lo è anche alle macchine. A quella biologica si aggiunge quella “artificiale” (AI). E già sono fioccate le battute forse per esorcizzare una paura inconscia che potrebbe diventare reale: “meglio l’intelligenza artificiale perché quella naturale non ci sta servendo molto”; “argomenti a favore dell’intelligenza artificiale: l’imbecillità naturale”; “l’intelligenza umana è così rara nel mondo che è comprensibile che tante persone siano affascinate da quella artificiale”...
Lo sviluppo tecnologico è inarrestabile, produce strumenti utili alla vita e fa progredire le conoscenze. L’essere umano è stato dotato dal creatore di capacità e possibilità per continuare l’opera creatrice: «Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra» (Gn 1,28). Dove sta la preoccupazione?
La realtà come sappiamo è ben più complessa. Quante tecnologie sono utilizzate per dominare, distruggere, sottomettere... invece di contribuire alla vita, ad alleviare le malattie, a sfamare. Con l’atomo posso produrre energia, ma anche costruire una bomba. È l’intelligenza umana a decidere come utilizzare le innovazioni. Perciò è l’essere umano a essere investito di responsabilità e le cose sono mezzi al servizio della vita. L’intelligenza artificiale non può sostituire quella naturale nel dare senso alle cose; non ha consapevolezza di sé; non ha una “coscienza” per valutare l’esito delle scelte individuate come migliori. Le macchine possono indicare “scelte”, ma non “decisioni”: queste richiedono discernimento, saggezza, buon senso...
Ogni decisione implica una volontà morale, una responsabilità e una capacità di valutazione proprie dell’essere umano. Il compianto papa Francesco ha usato il concetto di “algoretica”: un neologismo che unisce “algoritmo” ed “etica” e ha approvato il documento Antiqua et nova che afferma che all’AI mancheranno sempre «la ricchezza della corporeità, la relazionalità e l’apertura del cuore umano alla verità e al bene». Questa è vera intelligenza!