Anno 137 - Marzo 2025Scopri di più
Limiti... da perdonare
mons. Giampaolo Dianin, vescovo

Marzo è il mese della quaresima che inizia il 5, con il mercoledì delle ceneri, ed è anche il mese della primavera che si apre il giorno 21. Una quaresima speciale nel contesto del Giubileo, tempo di misericordia e di conversione a cui la primavera dà i giusti colori, quelli di un nuovo inizio. Anche gli sposi e le famiglie sono provocati dal Giubileo non solo come persone singole, ma anche come coppia, nel loro pellegrinaggio mai terminato nella vita e nell’amore.
Papa Francesco nell’ultimo paragrafo di Amoris laetitia scrive: «Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare […]. Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! […]. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (AL 325).
In queste parole troviamo l’invito a camminare nell’amore, a riconoscere, accogliere e andare oltre i limiti di ciascuno, a nutrire di speranza il percorso. Sono gli ingredienti del Giubileo: il pellegrinaggio, la conversione e la speranza; il tutto non associato a qualche peccato, ma alla condizione di ogni coppia di sposi che è la differenza e anche il limite.
Noi di solito associamo il perdono a un male: si perdona un peccato o un torto, si può perdonare anche un tradimento, ma può sembrare strano associare il perdono alla diversità e al limite. Qualcuno potrebbe pensare che sarebbe meglio usare un altro termine meno ambiguo, per parlare delle differenze e del limite, per esempio: “Accogliere la diversità”, “Accettare il limite”. Possiamo, tuttavia, applicare il verbo perdonare anche alla realtà stessa della coppia e della famiglia che è comunione di persone differenti e all’amore stesso che è quello possibile a due creature, eterne apprendiste dell’amore.
La diversità dell’altro è ciò che fin dal principio ha attratto due innamorati, ma è anche la fonte di inevitabili fatiche e conflitti. La prima diversità, la madre di tutte le altre diversità, è data dalla differenza sessuale tra uomo e donna. Poi c’è la personalità di ciascuno, i limiti umani e relazionali, e ci sono i desideri e le aspettative dell’uno verso l’altro, fonte di inevitabili delusioni. Perdonare è un’energia, un supplemento di accoglienza che abbraccia le parti difficili dell’altro, quelle che vorrei non ci fossero, ma ci sono. Perdonare è assumere il limite, abbracciarlo, e dirti che io ti amo col tuo limite perché anch’io sono segnato dal limite. Abbracciare il limite dell’altro è riconoscere il proprio sapendo che anche l’altro abbraccia e accoglie il mio limite, le mie fragilità e le mie ferite.
Non posso non citare ancora papa Francesco: «La misericordia chiede di entrare nel buio, nella notte che attraversano tanti nostri fratelli, senza lasciarsi condizionare e avvolgere da quel buio […] La misericordia di Dio è una grande luce di amore, di tenerezza, perché Dio non perdona con un decreto, ma con una carezza. Lo fa accarezzando le nostre ferite di peccato» (Il nome di Dio è misericordia, p. 79).
Se non abbiamo alcun motivo per “pretendere” che l’altro sia diverso, possiamo custodire il desiderio e la speranza che l’altro diventi migliore grazie anche al mio amore. Perdonare e abbracciare la diversità e il limite con l’energia del perdono può far miracoli non perché fa diventare l’altro come piace a me, ma perché lo fa crescere secondo quanto Dio vuole da lui.