Liliana ha 95 anni, ma ne dimostra molti di meno. Una bellissima pettinatura e un completo blu e giallo. «Ero sola – racconta –. L’unico figlio che avevo è deceduto per una malattia. Ho 2 nipoti lontani. Alcuni problemi fisici non mi permettevano più di continuare ad abitare da sola. Così ho conosciuto Filippo, un volontario della Comunità di Sant’Egidio. Ho deciso di vendere casa e venire ad abitare qui. Sono seguita dal punto di vista medico. Pensano loro a spesa e pasti. Mi piace leggere, fare le parole crociate e guardare la TV. Qui mi sento libera». Anche Angela è tra le ospiti. Di anni ne ha 94. Capelli bianchi e un bel cerchietto rosa: «Insieme abbiamo sempre da imparare. Lo spirito non ha età. Qui non siamo mai soli, è casa. Nessuno va segregato. Bisogna conoscere la storia delle persone e far emergere le risorse che ciascuno ha, per il bene comune. Se gli anziani soli fossero aiutati, quanto sarebbero diversi!».
Entrambe abitano a Ostia in uno degli appartamenti in rete nel progetto sostenuto dalla Comunità di Sant’Egidio. «Qui il cohousing (coabitazione) è attivo dal 2010 – spiega Filippina Ventroni, responsabile della casa, da 46 anni volontaria –. Una signora benestante, Silvia, incontrata in un hospice mentre i nostri volontari accudivano un paziente accanto al marito, è rimasta impressionata dalla loro premura. Così ha deciso di donare una somma da destinare agli anziani. Avevamo “un sogno”, un appartamento per dare casa a chi era confinato in istituti a lunga degenza, da sempre visitati per portare un po’ di umanità. Abbiamo impiegato sei mesi per individuare l’appartamento. Ne abbiamo visti 30 in tutto». A sognare erano con Filippina anche Gianna e Pina. Poi Pina ha avuto un incidente. A lei è intitolata la casa di 150 mq.
Nel 2020 il sogno raddoppia. Si rende disponibile l’appartamento adiacente, 75 mq, con giardino pavimentato. Oggi sono in tutto 8 le persone accolte, insieme a 2 badanti. «La solitudine, problemi fisici ed economici: sono questi i principali fattori che non rendono possibile proseguire il cammino da soli» spiega Filippina.
Tanti gli amici e i volontari che vengono a far visita agli anziani: «Una partita a carte, una passeggiata se possibile, stimolare con dei lavori semplici la manualità residua, ma anche solo lo stare accanto cambia e rende migliore chi visita e chi è visitato» spiega Luca, da 15 anni volontario accanto agli anziani. «Mi sento voluto bene. Le persone anziane, al termine della loro vita, sanno rimettere al centro l’altro, l’ascolto. Non vanno di fretta, non prevaricano. Per i giovani in particolare la loro tenerezza è terapeutica. Sono davvero, come ha indicato papa Leone, una Porta Santa per ritrovare pace».
Il condominio ha accolto con favore l’iniziativa. La casa, impreziosita dai dipinti degli “amici di Sant’Egidio”, artisti diversamente abili, ospita momenti di riflessione su tematiche di attualità, laboratori di manualità e una volta a settimana la preghiera per la pace. A Ostia sono 3 in tutto gli appartamenti in rete nel progetto. Il programma “Viva gli anziani!” è attivo a Roma e in diverse città d’Italia per il contrasto all’isolamento sociale, promuovendo anche amicizia tra diverse generazioni.
Il sogno continua. «Invitiamo chi ha la possibilità ad allargare il cuore ed entrare in rete con l’iniziativa, segnalando immobili disponibili o proponendoli in affitto per il progetto di cohousing a supporto degli anziani. E ai giovani diciamo: donare loro qualche ora può aiutare a ritrovare il meglio di te».
La Comunità di Sant’Egidio è presente in centinaia di istituti in Italia, in Europa e in altri continenti con un servizio di compagnia, animazione, accompagnamento e cura pastorale. L’amicizia aiuta gli anziani a mantenere una vita di relazione, a non perdere i rapporti con l’ambiente esterno all’Istituto e a conservare intatta la loro personalità. L’esperienza del Cohousing è attiva in tutto il mondo: si va da intere palazzine di miniappartamenti (40 – 60 mq ciascuno) per una o due persone, dedicati ad anziani autosufficienti, ma con una fragilità dal punto di vista abitativo (senza casa, sfrattati, persone sole) con servizi comuni e un sostegno nei problemi della vita quotidiana, alle case famiglia vere e proprie, pensate per chi ha scarsa autonomia, è impossibilitato a rimanere a casa propria per mancanza di alloggio o di risorse economiche sufficienti, di relazioni interpersonali significative. Gli anziani trovano un luogo familiare, sono incoraggiati a portarvi i loro mobili o gli oggetti a loro cari. L’assenza di barriere architettoniche e i tanti aiuti contribuiscono a non far perdere la propria autonomia.
Laura Galimberti