Un teatro... per rinascere

In carcere si fa davvero concreto il concetto cristiano di rinascita. Per questo l’Associazione Universale di Sant’Antonio sostiene il progetto “Teatrocarcere” per rendere i detenuti più responsabili

Il male e il bene, Babele o una città con un volto altro, diverso: il Carcere “Due Palazzi” di Padova ha messo in scena uno spettacolo in cui bene e male sono evocati da Babele e dalla Gerusalemme Celeste. Due aspetti che coesistono in ogni essere umano, ancora più in chi vive una situazione di detenzione in carcere.

Lo spettacolo (nella foto) è curato da Maria Cinzia Zanellato (che dagli anni ’90 si occupa di teatro sociale e inclusivo, e dal 2005 è capofila del progetto Teatrocarcere con i detenuti dell’alta sicurezza della casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova) ed è sostenuto, oltre che dalla Regione Veneto, anche dall’Associazione Universale Sant’Antonio. Un lavoro nato in collaborazione con l’Opsa (Opera Provvidenza Sant’Antonio), struttura socio sanitaria della diocesi di Padova, anch’essa sostenuta dalla nostra Associazione.

Un percorso impegnativo, quello del teatro in carcere, che fa emergere il vissuto dei detenuti, li sprona a guardare in se stessi, a rimettersi in gioco e in discussione. Permette di entrare in relazione con se stessi in maniera più profonda, più ragionata, riflessiva, ma anche con il gruppo e con il mondo esterno. Non solo, è un’attività che ha un orizzonte culturale ampio: diventa spazio di mediazione sociale, dove la giustizia – ha sottolineato in diverse occasioni Cinzia Zanellato – «non è solo quella della condanna, ma la priorità è la giustizia retributiva, affiancata al risanamento delle ferite sociali, occupandosi prima della vittima e poi, se c’è un percorso di cambiamento, donare a chi ha commesso il reato la possibilità di una nuova vita».

Nello spettacolo tutto questo emerge non solo dal testo di Erri De Luca sulla Torre di Babele, ma anche da alcuni brani autobiografici scritti dagli attori detenuti che, possiamo dire, si trovano tra Babele e la Gerusalemme Celeste.

La storia biblica può dunque aiutare a rivedersi dentro e decidere la direzione da prendere, quella del cambiamento. Del resto in carcere si fa concreto, vero, il concetto cristiano di rinascita.